Friedrich Nietzsche un lottatore contro il suo tempo
di Rudolf Steiner
Edizioni Tilopa
pagg.124 € 16,00
PREFAZIONE di Piero Cammerinesi
«Ho una paura spaventosa che un giorno mi facciano santo...», scriveva Nietzsche nel 1888, l’ultimo
anno della sua esistenza cosciente. Si risolse a «raccontar se stesso» il giorno del suo quarantaquattresimo
compleanno, delineando, con tratti incisivi e carichi di presentimento, la sua autobiografia, il suo testamento
spirituale, l’Ecce Homo.
Pochi mesi più tardi, nel gennaio dell’89, la sua anima possente aveva portato a termine quell’opera di
devastazione e di intima corrosione del corpo, iniziata parecchi anni addietro. Un’anima troppo vasta per un
corpo delicato, pur se resistentissimo. Nietzsche vivrà (ma è il caso di parlare di vita?) ancora undici anni
nelle tenebre della follia, ormai cieco al mondo ed ignaro della dilagante notorietà del suo nome, del sempre
maggior seguito che i suoi scritti godevano in Europa.
Egli fu, invero, uno dei pochi filosofi del secolo XIX la cui opera abbia profondamente segnato la vita
spirituale dei contemporanei, influenzando al tempo stesso prosa e poesia, filosofia e musica. Basti citare,
tra i molti che da lui trassero ispirazione e stimolo, Gabriele D’Annunzio, Pannwitz, Oswald Spengler,
Robert Musil, Thomas Mann, Richard Strauss e Gustav Mahler. Si può ritenere, senza tema di smentita, che
nessuno degli spiriti più elevati tra i suoi contemporanei sia sfuggito allo straordinario - se pur inquietante -
fascino esercitato dalla figura del filosofo, ma neppure a quella che da molti è stata definita la
«fondamentale ambiguità del suo pensiero».
Chi ha tratto suggestioni multiformi ed intuizioni ricchissime dalla sua opera non ha evitato, infatti, l’intima
contraddizione ed ambiguità di chi vuol essere discepolo di un maestro che non vuole seguaci.
«Voi non avete ancora cercato voi stessi; ecco che trovaste me...» avrebbe detto loro Nietzsche.
«...Ora vi ordino di perdermi e di trovarvi; e solo quando mi avrete tutti rinnegato io tornerò tra voi...».
Eppure innumerevoli furono le ‘anime belle’ che si definirono ‘nietzscheane’; una lunga storia seminata di
incomprensioni e di fraintendimenti, quando non di falsificazioni e menzogne.
A tutti coloro che si sono occupati del ‘caso Nietzsche’, è tristemente nota la vicenda della sorella,
Elisabeth, la quale, talmente ignorante della filosofia del fratello da doversi far impartire da altri delle
lezioni sulla Weltanschauung del buon ‘Fritz’ (così ella chiamava il filosofo), pose poi le basi di quel
nietzscheanismo ‘a-la-mode’ che avrebbe imperversato per decenni.
Fu Elisabeth ad alterare e sconvolgere il lascito del fratello, finché dalle povere opere da lei martoriate, ebbe
origine quella volgarizzazione della filosofia di Nietzsche che, ancora sino a pochi anni fa, si incontrava sin
nelle aule universitarie.
Elisabeth volle ‘costruire’ il ‘mito Nietzsche’ e su questa strada si avviò senza esitazioni appena tornata,
dopo il crollo psichico del fratello, dal Paraguay, dove, insieme al marito, aveva fondato una colonia
teutonica antisemita. Entrata in possesso di tutti i diritti sul lascito del filosofo, organizzò il NietzscheArchiv,
la prima fucina di falsificazioni e di intrighi che incominciarono a gravitare intorno alla figura del
fratello.
Ma tutto questo è noto alla ricerca nietzscheana contemporanea; ciò che forse vale la pena di rilevare è che
furono allora ben poche le voci libere che si levarono contro il vergognoso scempio delle opere di Friedrich
Nietzsche e che rifiutarono la caricatura deforme e grottesca con la quale il filosofo veniva presentato.
Una delle prime risolute prese di posizione - che purtroppo non è stata a tutt’oggi ancora adeguatamente
valutata dai Nietzsche Studien - venne proprio da Rudolf Steiner, il quale fu, per un certo periodo, chiamato
ad occuparsi del lascito nietzscheano. È di grande interesse una serie di articoli che egli scrisse su tre riviste
letterarie dell’epoca, articoli intesi a smascherare il comportamento e le false interpretazioni di Elisabeth
Förster-Nietzsche.
Lo Steiner denunciò ripetutamente quella serie di scritti dilettanteschi e pedanti che incominciavano a
deturpare il volto della filosofia di Nietzsche. I vari Horneffer, Lichtenberger, Gallwitz, Lou Salomè,
personaggi più o meno legati a Lisbeth, furono duramente criticati dallo Steiner sulle pagine del Magazin fur
Literatur, rivista letteraria di Berlino, della Die Gesellschaft e della Die Zukunft
Quanto a Lou Salomè, dopo una breve ma intensa relazione con Friedrich Nietzsche, se la filò a Berlino con
l’amico e discepolo di Nietzsche Paul Ree, per sposarsi, poi, con F.C. Andreas. Fu, alcuni anni dopo, la
compagna di Rilke, ma non è finita! La nostra affascinante russa stringerà infine una profonda amicizia con
Sigmund Freud.
Quantunque questa figura di donna indipendente e brillante non manchi di grande fascino, ciò non toglie che
i suoi scritti su Nietzsche difettino radicalmente di una reale comprensione del filosofo; in particolare là
dove la giovane russa si cimentò in interpretazioni ed ipotesi che superavano ampiamente le sue capacità.
Purtroppo quando, ancora nel 1895, Rudolf Steiner rilevò queste incompetenze di fondo della Lou Salomè,
nessuno ne volle prendere atto e dovettero così trascorrere dei decenni perché ingenuità e mistificazioni
fossero infine smascherate
Se non avessero incontrato Nietzsche sarebbero rimasti dei perfetti filistei, ed ora - così disse Steiner di
molti sedicenti discepoli del filosofo - si atteggiano a nietzscheani...
In realtà, meno di due decenni più tardi il Così parlò Zarathustra supererà la tiratura della Bibbia e non vi
sarà, durante il primo conflitto mondiale, zaino di soldato tedesco privo del capolavoro del nostro filosofo.
Anche i francesi, nei riguardi dei quali Nietzsche era sempre stato incline all’elogio, cominciarono allora ad
apprezzarlo. Solo in Inghilterra e negli Stati Uniti il suo pensiero iniziò ad assumere quelle tinte fosche che
ne caratterizzarono molte interpretazioni successive; al suo pensiero si volle collegare l’imperialismo ed il
militarismo prussiani.
Il ‘merito’ di questo gigantesco fraintendimento è da ascrivere quasi interamente ad Elisabeth, le cui trame e
falsificazioni furono smascherate troppo tardi e con insufficiente rilievo.
Il primo studioso che ribadì la pressoché totale incompetenza e la endemica mancanza di obiettività di
Elisabeth Förster-Nietzsche fu - l’abbiamo accennato - proprio Rudolf Steiner, ma la sua voce rimase
clamans in deserto; non ha trovato adeguato riconoscimento neppure presso gli studiosi che si sono occupati
recentemente di questi problemi.
Solo con la pubblicazione, nel 1908, di un lavoro di Bernoulli, ma definitivamente con la nuova edizione
Schlechta nel 1957, furono rese di pubblico dominio le nefandezze operate da Elisabeth sulle opere del
fratello.
Aggiungi al carrello
€ 16,00